giovedì 12 dicembre 2013

Argentina: La Ley de Medios è costituzionale

Il 3 novembre 2013 la Corte Suprema di Giustizia ha decretato che i quattro articoli della Ley de Servicios de Comunicación (Ley de Medios promulgata nel 2009), su cui pendeva il ricorso degli avvocati del Gruppo editoriale Clarin, sono costituzionali.

I Gruppo Clarin, uno dei principali organi di stampa che appoggiava la dittatura tra il 1976 al 1983, aveva contestato quattro articoli della legge e più precisamente il numero 45, il 41, il 48 ed il 161.
L'editore possedeva prima del pronunciamento della Corte Suprema di Giustizia 240 concessioni tv via cavo, numerose riviste, case editrici, quotidiani (nazionali e locali), l’agenzia di stampa Diarios y Noticias (fondata con l'aiuto della dittatura militare) ed i canali nazionali "in chiaro" Canal 13 e TN. 

L'articolo 45 della Ley de Medios impone un numero massimo di licenze editoriali e di frequenze televisive e radiofoniche; per l'editore Clarin significa che dovrà cedere molte delle 240 licenze per le tv via cavo come dovrà vendere le numerose frequenze radio-televisive.
Gli articoli 41 e 48 stabiliscono che gli editori che possiedono più licenze di quelle che la legge consente dovranno rimettere nelle mani dell'organo di vigilanza pubblica le licenze per bandire un'asta pubblica e che parte del ricavato verrà versato agli ex-proprietari come indennizzo.
Infine l'articolo 161 stabilisce in un anno il tempo massimo per mettersi in regola con le nuove norme.

La Ley de Medios, considerata dai giuristi di tutto il mondo come una delle più avanzate mai promulgate, era stata impugnata dei legali del Gruppo Clarin perché secondo loro limitava la libertà di pensiero degli editori, la libertà di impresa ed inoltre introduceva una sorta di "censura preventiva"; secondo i giuristi e gli avvocati al soldo dei grandi editori si doveva promulgare una legge che garantisse il libero mercato e non ponesse alcun limite alle licenze di ogni singolo editore.
La Corte Suprema di Giustizia ha respinto la richiesta di incostituzionalità citando la Declaración de Principios de la Libertad de Expresión, approvata dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani nell’ottobre del 2000, sottolineando come i media non possano essere gestiti e controllati da un gruppo ristretto di persone perché in questo modo mancherebbero le condizioni minime di pluralità dell’informazione ed il relativo apporto/critica che ogni gruppo sociale può e deve esercitare nella vita democratica del proprio Paese. 

Adesso che la Ley de Medios è stata dichiarata costituzionale il Governo argentino dovrà renderla veramente operativa e dovrà vigilare affinche non ci sia un passaggio di consegna da un monopolio mediatico all'altro.
Con queste preoccupazioni gli editori indipendenti e di media comunitari chiedono che una percentuale delle concessioni tolte agli editori oggi fuorilegge siano affidate ai media popolari come per esempio al canale televisivio l’Espacio de Televisoras Alternativas y Comunitarias (Barricada Tv) che a breve dovrebbe beneficiare della redistribuzione delle licenze. 
Grazie a questa legge vi è anche la possibilità che una parte delle concessioni radio-televisive sia assegnato a radio e televisioni no profit; così alcune comunità chiedono al Governo di integrare Ley de Medios con alcune norme per riservare loro circa il 33% delle frequenze, destinate al solo no profit, così da riuscire a sviluppare un maggior numero di emittenti comunitarie.

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