martedì 7 ottobre 2014

Argentina: repressione e fracking

Nella provincia Argentina di Entre Rios vi è una forte resistenza contro la pratica estrattiva del fracking grazie alle numerose ordinanze municipali che la proibiscono nelle aree vicine ai centri urbani. 
In Argentina perforare pozzi di petrolio e di gas nelle città fino a penetrare nei quartieri periferici è possibile grazie ad una legislazione nazionale molto permissiva.

Le popolazioni di Entre Rios manifestano contro il fracking ed in una di queste manifestazioni è stata organizzata agli inizi di agosto 2014 sulla ruta 15 per intercettare solo i carichi eccezionali che trasportavano macchinari per le prove sismiche in Uruguay. 
Durante questa manifestazione che era pacifica e che non bloccava il traffico vicino alla frontiera con l'Uruguay sono intervenuti circa quaranta gendarmi che hanno usato la forza per disperdere i manifestanti ed hanno arrestato quattro membri delle assemblee territoriali della provincia di Entre Rios (Horacio de Carli de la Asamblea Popular Ambiental de Colon, Bernardo Zalisñak e Facundo Scattone Moullines dell’Assemblea di Concordia d il giornalista Francisco Larrocaalla) trasportandoli alla Gendarmeria di Concordia.
I quattro attivisti sono stati detenuti per quasi due giorni nei quali sono stati sempre ammanettati ed hanno subito numerose aggressioni oltre a non fornire i medicinali necessari per curare le ferite di Francisco. Gli attivisti durante la loro prigionia sono stati colpiti duramente anche se i segni sui loro corpi non sono ben evidenti ma alcuni come i calci nelle caviglie non son riusciti a nasconderli.
Quello che è accaduto a Concordia è un episodio tipico di una dittatura oltre che per gli illegittimi e senza nessun ordine giudiziario oltre ad utilizzare un televisore ad alto volume per non permettergli di comunicare e di dormire.

Durante la detenzione illegale dei quattro attivisti i movimenti sociali e di alcuni partiti, sindacati ed associazioni hanno effettuato pressioni sulla Gendarmeria con picchetti di protesta, manifestazioni, denunce all'autorità giudiziaria ed mozioni nelle varie sedi istituzionali. Le loro pressioni e denunce hanno fatto sì che la Gendarmeria abbia liberato i manifestanti anche se il loro atto intimidatorio contro le associazioni politiche e sociali che si oppongono al fracking ormai si era compiuto anche grazie alla protezione del governo locale e di alcuni esponenti politici nazionali che vedono nell'estrazione selvaggia una risorsa per arricchirsi ed estendere il proprio potere.

Questo nuovo atto di repressione fa seguito a quelli del 2011 subito dalle comunità Mapuche di Gelay Ko e del agosto 2013 a Neuquén Capital ma per adesso sembra non aver sortito l'effetto sperato perché le assemblee pubbliche e gli attivisti si sono moltiplicati ed la coesione sociale e la solidarietà fra gli abitanti è ancora più salda.

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