Il governo cileno agli inizi di giugno pare abbia posto la parola fine alla costruzione della mega centrale idroelettrica HidroAysén che sarebbe stata costruita Patagonia cilena dal consorzio i cui due azionisti sono Enel-Endesa (con il 51% delle quote) e Colbún (con il 49%).
A sancire la revoca delle concessioni è stato Pablo Badenier, Ministro dell’Ambiente, con l'appoggio di tutto il governo Bachelet che ha dichiarato: "Abbiamo deciso di accogliere i ricorsi presentati dalla comunità e togliere effetto alla Licenza Ambientale".
Sulla revoca della concessione ha pesato anche l'impossibilità di reinsediamento delle popolazioni che sarebbero state inondate dalle acque del nuovo bacino artificiale circa 6000 ettari.
Il progetto prevedeva la costruzione di cinque dighe sui fiumi Baker e Pascua e l'erosione di alcune montagne che avrebbero devastato l'ambiente ed inoltre a causa dell'enorme quantità di acqua trattenuta dalle dighe si sarebbe verificato anche un pesante cambiamento climatico di una zona incontaminata e poco abitata.
Oltre allo scempio ambientale nell'area dove sarebbe dovuta sorgere la mega-diga l'impatto ambientale avrebbe interessato anche le aree dove sarebbero state installati gli oltre 6500 tralicci che avrebbero dovuto distribuito gli oltre 2750 MW di energia creati da HidroAysén in tutto il paese.
Gli attivisti del Consejo de Defensa de la Patagonia Chilena appresa la decisione del governo hanno festeggiato e dichiarato: "Festeggiamo il trionfo di tutte le persone e di tutte le organizzazioni che in questi sette anni hanno lottato contro il nefasto progetto HidroAysén".
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