Il Senato uruguaiano, nel marzo 2013 ha approvato con 31 voti favorevoli e 23 contrari la proposta di legge per i matrimoni omosessuali ed inviata, alla fine di aprile, per la seconda votazione al Parlamento dove è stata approvata definitivamente con 72 voti a favore su 92.
La nuova legge completa il percorso iniziato con il riconoscimento delle unioni civili anche per i gay iniziato nel 2007 ed completato con il "progetto per l'uguaglianza nel matrimonio" formato da 29 articoli che modifica il Codice Civile Uruguaiano che adesso contempla il matrimonio come "la unione permanente tra due persone di uguale o differente sesso". Inoltre in uno dei 29 articoli vi è anche l'estensione delle adozioni anche per le coppie gay e autorizza tutte le coppie a scegliere quale cognome dare ai figli, così i genitori potranno scegliere l’ordine dei cognomi da dare ai propri figli, dato che fino ad oggi il primo cognome è sempre stato quello del padre.
Questa nuova legge però vieta alle coppie gay straniere di sposarsi in Uruguay ma garantisce questo diritto solo alle coppie straniere eterosessuali.
Il cammino del disegno di legge è stato molto difficile; nel periodo in cui venivano discussi gli articoli nelle piazze del Paese si snodavano sia manifestazioni di sostegno sia contrarie; quest'ultime fomentate soprattutto della Chiesa cattolica.
L’arcivescovo di Montevideo, Nicolás Cotugno, si è appellato alla coscenza dei deputati cattolici, nei giorni antecedenti la votazione, per non sostenere una legge che "va contro il progetto di Dio". Fortunatamente la risposta del Partito Nazionale a cui era rivolto l'appello della Chiesa è giunta dal segretario Luis Alberto Heber ed è stata decisa e sorprendente perché ha ribattuto che "il Partito Nazionale non accetta nessun diktat dalla Chiesa".
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